Perché Black Jesus?
“Questo Monroe gioca con delle variazioni di tempo che avrebbe potuto comprendere Thelonious Monk”.
Nelson George
Parte quasi tutto da qui, dal retro della copertina del libro
di Black Jesus – The Antology scritto da Federico Buffa, voce per 15
anni del basket Nba in Italia e continua fonte di ispirazione per me. Da lui ho
sentito parlare per la prima volta di Earl Monroe, meglio noto come The Black Jesus,
l’appellativo più bello mai utilizzato per un giocatore di basket. Nativo di
Filadelfia, classe 1944, una leggenda vivente con una carriera in continua
ascesa dalla high school, ai playground di strada fino al titolo Nba vinto con
i New York Knicks nel 1973.
Ma non sono qui per raccontare di Earl Monroe, magari un’altra
volta, ma per spiegare perché ho scelto di omaggiarlo dando questo nome ad un
progetto che ha la presunzione di raccogliere dentro di sé le mie più grandi
passioni ovvero, la musica, lo sport e le storie delle persone.
Chiamare Earl Monroe il Black Jesus, non è dargli un semplice
soprannome, è creare un contesto vero e proprio. Da qui è nata la volontà di usarlo
come tres d’union tra le mie passioni. Ho deciso di rappresentarle attraverso selezioni
musicali tematiche, articoli su questi ultimi e su altre storie che mi va di raccontare.
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